
Oggi vi portiamo in una delle regioni più importanti enologicamente parlando: scopriremo i vini della Toscana. Famosa in tutto il mondo per la bellezza dei suoi paesaggi e per la moltitudine di attrazioni storico-culturali: La Toscana, terra di vino e arte!
Dalla cupola del Brunelleschi alla Torre del Mangia, passando per la famosissima torre pendente di Pisa e le torri di San Gimignano, sono molti i poli artistico-culturali. Degni di nota sono anche le verdissime colline e i marmi bianchi di Carrara, i cipressi dei famosi viali di Bolgheri e i pini marittimi della costa grossetana.
Parlando di vini e pietanze, il settore che ovviamente amiamo di più, possiamo dire che c’è una forte assonanza tra di loro, abbinandosi e mescolandosi alla perfezione.
Sapori intensi, molto spesso nati dalla tradizione contadina, soprattutto per quanto riguarda la carne, sua maestà la “Fiorentina”.
Parlando un pò di storia, nel 1716 fu emanato il Bando Granducale di Cosimo III dove vennero fondate quattro zone vitivinicole di eccellenza: Chianti, Carmignano, Pomino e Valdarno Superiore.
I vini nella zona centrale della Toscana
La prima a ricevere la DOC in Italia fu la Vernaccia di San Gimignano nel 1966, a seguire nel 1980 la DOCG il Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino, fondato da Ferruccio Biondi Santi.
Rosso granato luminoso, al naso si percepisce eucalipto, frutto scuro, violetta, fino ad arrivare all’amarena. Annusando ancora più a lungo si riesce a sentire qualcosa di più intrigante e complesso come terra bagnata, tabacco, o fungo profumato.
Un ricordo di arancia rossa sullo sfondo, nota caratteristica del Sangiovese. Assaggio verticale e deciso dal primo al secondo, mostra una trama tannica fitta ma vellutata e una sfacciata freschezza che si equilibrano alla perfezione nel corpo del vino: elegante e raffinato. Lunghissima la persistenza, dove ci ritorna tutto quello menzionato fino ad ora, soprattutto la parte balsamica e speziata.
Sarebbe riduttivo dire a quali piatti abbinarlo, vista la sua perfezione basterebbe stapparlo, versarlo in un ampio calice per farlo respirare un po’ e poi… chiudere gli occhi e lasciarsi andare. Sicuramente, da tradizione, grandi piatti cucinati toscani.

Sempre negli anni che vanno dal 1960 al 1980, ci fu una rifondazione del sistema vino toscano, basata su nuove tecniche di cantina, sull’uso diffuso della barrique e sul creare blend di sangiovese con altri vitigni internazionali, che daranno origine ai Supertuscan.
Tignanello è stato il primo Sangiovese ad essere affinato in barriques, il primo vino rosso moderno assemblato con uve internazionali, come il Cabernet Franc e cabernet Sauvignon, ed uno tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche. Tignanello è una istituzione. La prima annata prodotta fu la 1971.
Parlando di percentuali di produzione, abbiamo un 85% per i vitigni a bacca rossa. Il sangiovese, essendo il vitigno principe, rappresenta circa il 65%.
La maggior parte dei vini toscani sono composti da Sangiovese, come appunto il Chianti, il Brunello, il Morellino e il Vino Nobile di Montepulciano.

Tutti sono accomunati dallo stesso vitigno, ma in realtà sono tutti biotipi differenti. Ad oggi ne abbiamo 5 riconosciuti:
- sangiovese piccolo
- sangiovese grosso (brunello)
- prugnolo gentile (vino nobile di montepulciano)
- sangiovese romagnolo
- sangiovese del grossetano (morellino).
Ma come risulta il sangiovese?
La sua adattabilità ai vari terroir lo rende versatile e poliedrico. Dalla spiccata e naturale acidità, che ci garantisce capacità evolutiva ma soprattutto una grande beva.

Radda in Chianti: Montevertine
Nel cuore delle colline del Chianti, nel comune di Radda in chianti troviamo l’azienda Montevertine, una realtà che forse più di ogni altra in Toscana è sinonimo di sangiovese e di tradizione.
L’azienda Montevertine è stata acquistata nel 1967 da Sergio Manetti, all’epoca industriale siderurgico, per realizzare una casa vacanze. Restaurò l’immobile in maniera da renderlo abitabile e, poco dopo, impiantò due ettari di vigna ed allestì una piccola cantina con l’idea di fare una produzione casalinga e per accontentare qualche amico.
La fattoria, dopo la scomparsa di Sergio Manetti, avvenuta nel novembre del 2000, è ora diretta dal figlio Martino Manetti.
Quest’anno per il centenario della nascita di Sergio Manetti(1921-2021), ovvero annata corrente 2018, sia per Montevertine che Pergole Torte, i due vini più importanti, hanno cambiato il retro etichetta, dedicando il vino al suo creatore.

Pergole torte è la punta di diamante dell’azienda; 100% sangiovese, con vitigni piantati tra il 1968 e il 1999. Abbiamo concentrazioni ed espressioni diverse, che danno origine ad un vino di grande personalità.
Il vino viene invecchiato per un anno in barriques Allier e un anno in botti di rovere di Slavonia. È un vino rosso granato e compatto alla vista ma con grande luminosità. Profumi percettibili anche con il bicchiere distante dal naso, sentori di amarene e visciole, soprattutto in confettura, spezie piccanti ma dolci, anice stellato, tabacco morbido e china. Un mosaico intrigante, che ad ogni olfazione cambia ed evolve. Equilibrato e strutturato al gusto, con tannini nobili, setosi ma ben presenti. Persistenza lunga e interminabile.
L’abbinamento?
Tanta è la struttura del vino, altrettanta deve essere quella della pietanza.
Un bel crostino toscano, pappardelle di cinghiale, una tagliata di Chianina con del lardo di Colonnata, per chi preferisce.
Vini della costa e della zona ovest della Regione
Fino ad ora abbiamo parlato della parte centrale della Toscana, ma la costa è un’altra zona molto più vocata per i bianchi, infatti troviamo delle magnifiche espressioni di Vermentino.
Spostandoci un po’ più ad ovest di Montalcino, troviamo Bolgheri dove sono nati i grandi Supertuscan, nient’altro che la risposta italiana a Bordeaux.
Abbandonando un po’ il sangiovese, tra i vini più rappresentativi, troviamo il Sassicaia. Nel lontano 1944 il Marchese Mario Incisa della Rocchetta decise di piantare 1.5 ha di barbatelle a cabernet sauvignon e franc, fu uno dei primi vini ad essere affinati in barrique. Negli anni ‘90 erano circa 260 ettari piantati, oggi circa 1140.

Nato nel 1968 come vino da tavola, nel 1994 acquisisce la doc Bolgheri Sassicaia, unica a farne parte ed esclusivamente con un solo vino.
Deve essere prodotto per almeno un 80% da cabernet sauvignon e un 20% da uve sempre a bacca rossa, ma solitamente lavorano 85% sauvignon e 15% di franc.
Altitudine limitata, terreni sabbiosi con ciottoli ed argilla e l’influenza della brezza marina, sono gli aspetti fondamentali per rendere Sassicaia concorrente diretto dei più grandi Crù Classè bordolesi.
Non possiamo dimenticarci l’Isola D’Elba, dove si producono magnifici vini da uve Ansonica, che viene vinificato anche nella versione passito, come anche l’aleatico.
Il re del vino dolce: il Vin Santo del Chianti
Non possiamo che concludere questo veloce tour, con il vino dolce toscano più importante,ovvero, che non manca in nessuna casa di un buon toscano: il Vin Santo del Chianti.
Prodotto da trebbiano toscano e malvasia bianca lunga, mentre per il Vin Santo di Montepulciano D.O.C., l’Occhio di Pernice, c’è l’aggiunta di sangiovese.
I migliori grappoli vengono raccolti e selezionati manualmente, appesi nei sottotetti delle case o stesi su delle stuoie e fatti appassire per almeno 6 mesi, con una perdita del 35-40% di acqua. Il mosto viene messo all’interno di carratelli, barrique o botticelle da 50-100lt.
La fermentazione avviene con le botti scolme, ed ognuno seleziona il proprio lievito per dare un’identità ben specifica al proprio vino. L’invecchiamento dura circa 3 anni, ma varia in base alle annate e alla filosofia del produttore. Sono vini che hanno una grandissima capacità evolutiva, fino a 25-30 anni.
Ottimo da bere con della pasticceria secca ma è perfetto anche da solo, a fine pasto, come vino da meditazione.